Perché mai colonizzare Marte, molti si chiedono, quando ad esempio non abbiamo ancora colonizzato la Luna, che è tanto più vicina ? E poi i problemi per arrivare sul pianeta rosso sono tanti, legati alle radiazioni che prenderebbero senz’altro gli astronauti, ai disagi fisici legati ad una lunga, almeno 6 mesi, permanenza nello spazio e via discorrendo. Una volta arrivati là, poi che farebbero ?
Ad esempio in questa illustrazione vediamo un astronauta bello felice intento a irrorare la serra in cui , pare ci sia un compagno. Benissimo, ma come si fa mai a far diventare simile a quello terrestre l’ambiente marziano ? Si è parlato di molti modi, parecchio a sproposito per la verità, e uno dei più gettonati è quello di rilasciare su Marte dei microrganismi, tipicamente batteri per esempio, che col tempo possano colonizzare Marte e produrre ossigeno. Benissimo, però ci sono due particolari di cui tenere conto, e non da poco: il processo di “colonizzazione” marziana da parte dei batteri potrebbe prendere svariate migliaia e migliaia di anni, e questo è uno, e poi su Marte i batteri bisogna portarceli.
Sul primo punto lasciamo perdere, tanto ci si può fare poco, sul secondo abbiamo qualche speranza. I batteri terrestri sono anche più delicati degli astronauti e difficilmente sopravvivono alle condizioni spaziali, anche solo della Iss, la Stazione Spaziale Internazionale che sta a soli 400 chilometri dal suolo e non a decine e decine di milioni di chilometri. Radiazioni, particelle e condizioni ambientali varie sarebbero dei killer spietati dei poveri batteri deportati sul pianeta rosso.
Ma ecco che arriva in soccorso degli audaci il bacillus pumilus, che ha un’alta resistenza ai raggi UV e al Perossido, molto usato per la pulizia della ISS.
In particolare in una prova effettuata proprio nella Stazione Spaziale Internazionale, questi batteri hanno dimostrato una resistenza, ossia tempo di sopravvivenza, dell’ordine dei 18 mesi. Più del doppio di quanto serve per arrivare a destinazione marziana partendo dalla Terra,
Abbiamo quindi una speranza, ora resta da capire come accelerare il processo. E’ una battuta ovviamente, ma ogni gradino superato ci porta avanti nella ricerca di una soluzione.