ha sempre rappresentato una questione semplice e risolta. Forse può stupire, ma è così, concettualmente si tratta di una quantità da misurare. Punto e basta.
E' vero che misurarla è costato lacrime e sangue ne corso degli ultimi 20-30 secoli, basta pensare alle antiche meridiane babilonesi o romane o agli osservatori in India, sostanzialmente costruiti per venire a capo dei complicati moti di Sole e sopratutto Luna, che davano la base dei tempi, o le guerre sui calendari.
Comunque il tempo era dato per la fisica, fino al 1915, dal crescere in modo seriale di una grandezza fisica , appunto il tempo, da misurare.
Poi è venuta la Relatività di Einstein che ha introdotto concetti molto, molto pesanti, come il fatto che la presenza o meno di masse e la velocità dell'osservatore determinano l'andamento dello spazio e del tempo. Lasciando una volta tanto dormire sonni tranquilli i gemelli del famoso Paradosso, quello per cui uno parte e torna giovane e l'altro resta a terra, paga le tasse, fatica e diventa pure vecchio ;D , vediamo il tempo dall'altro capo: la misura di intervalli sempre più piccoli. Attualmente misurare un "attosecondo", ovvero 10-18 (dieci alla meno 18 ) secondi è relativamente semplice, certo in un laboratorio iperspecializzato.
Andando ancora più in giù nei tempi infinitesimi ci si trova in un mondo ancora inesplorato. E qualcuno pensa che sia migliore, per la descrizione di quel mondo, un approccio simile a quello della fisica quantistica anche per questo. Il tempo sarebbe quindi fatti di quanti non ulteriormente "spaccabili". Fantascienza? Ma no, ipotesi di lavoro, i fisici ne fanno continuamente e ne hanno a pacchi nei cassetti, certo quelle che non superano la prova della sperimentazione e non hanno l'ok dalla comunità scientifica restano li' nei cassetti, come sogni infranti. E' la dura legge della Scienza.
Oggi pero' vogliamo parlare di un tempo anche più complicato, e in cui siamo immersi tutti, come persone: il tempo psicologico. "Quando il tempo non passa mai". Avete mai provato a cronometrare quanto dura il rosso di un semaforo che a volte ci sembra interminabile ? Poche decine di secondi, che magari passano anche troppo in fretta se siamo in buona compagnia e ci piacerebbe stare li' all'infinito a guardarci negli occhi r e parlare della Luna!!
Ma veniamo a noi con questa divertente e molto umana storia.
Nel 1964 il Mariner 4 di NASA fu il primo satellite ad arrivare a Marte e a spedire a Terra la prima, attesissima, immagine del suolo Marziano. Era il realizzarsi di uno dei sogni dell'Umanità, vedere come era fatto il pianeta rosso, quello dei "Marziani" . Non dimentichiamo l'epopea delle invasioni marziane che va dal 1890, con la scoperta dei canali di Marte fatta dall'astronomo italiano Schiaparelli, alla famosa burla radiofonica di Orson Wells, agli innumerevoli romanzi e film di fantascienza marziana.
Una macchina costruita per l'occasione doveva, in tempo reale, prendere i dati convertiti in numeri e simboli e stamparli su fogli di computer, allora a modulo continuo, ovvero larghi circa 60 centimetri e a pagine di 40 centimetri di lunghezza unite fra loro ma facilmente staccabili perchè in parte perforate nella congiunzione fra una pagina e la successiva.
I computer allora erano, ovviamente, i migliori disponibili, IBM 360, con una velocità che pero' oggi farebbe sorridere. Molto, molto, ma proprio molto più lenti di un microprocessore che governa una normale lavatrice oggi….
Gli impiegati della Sezione Telecomunicazioni presso il Laboratorio Voyager della NASA Jet Propulsion, non ce la fecero ad aspettare il tempo "fisico" necessario per elaborare l'immagine ufficiale, e decisero di farlo da soli in modo "analogico", attaccando le strisce di carta fianco a fianco fino ad avere l'immagine del suolo marziano, colorata a mano con dei pastelli a cera….
Mariner 4 è stato lanciato il 28 novembre 1964 e viaggiò per 228 giorni per il Pianeta Rosso, fornendo le prime immagini ravvicinate di Marte. Eccola !!
Quest'immagine qui sotto da invece la scala di interpretazione colore luminosità
Il tutto fu appeso al muro, con un certo orgoglio probabilmente dato che la macchina da calcolo stava ancora macinando…
E questo era il potente hardware per codificare l'imagine, come si dice in informatica, creare una look up table ;D
Una curiosità: questa qui sotto è l'unità a nastro magnetico per registrare i dati in sicurezza a bordo del satellite, prima di spedirli a terra. Un pezzo da museo.
Ed eccola infine l'immagine finale di Marte, la prima mai avuta dall'uomo, elaborata dal computer Ibm 360