Finalmente la decisione è presa, proprio ieri l'Agenzia spaziale europea, Esa, ha deciso che Plato, il cacciatore di pianeti simili alla Terra, si farà.
Molti gli scienziati italiani, da Padova a Catania, che hanno partecipato all'impegnativa proposta per una missione M3 di Esa e che ora, gustata la meritata soddisfazione, dovranno mettersi a lavorare fino al 2024, data prevista per il lancio.
Il "cuore" di Plato è rappresentato dal sistema di telescopi, progettato a Padova, la città dove Galileo 400 anni fa alzò per la prima volta al cielo il suo cannocchiale al cielo. Il rivoluzionario strumento avrà ben 34 obbiettivi grandangolari che scandaglieranno per 8 anni il cielo osservando ben un milione di stelle.
Il loro compito è comprendere la struttura di altri sistemi solari, scoprire la composizione e la struttura dei loro esopianeti e trovare dove sono, nelle vicinanze del Sistema Solare, quelli gemelli della Terra. Il gruppo padovano che lavorerà alla costruzione dei due satelliti e allo sfruttamento scientifico dei dati comprende ricercatori dell’Osservatorio Astronomico di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Galileo Galilei” dell’Università di Padova ed è finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana.
<<Troveremo di sicuro un gran numero di candidati ad essere il nostro pianeta gemello, e ci vorranno anni di ricerche per esaminarli tutti, accrescendo la nostra conoscenza in modo superlativo, una vera e propria rivoluzione culturale di come noi “vediamo” il cielo>> ci ha detto Giampaolo Piotto, della Università di Padova.
Come abbiamo detto saranno parecchi gli Istituti che lavoreranno per costruire e far partire Plato, un gruppo di 120 scienziati da tutta Italia in questi progetti di respiro Europeo. “Gli inglesi, ad esempio, forniranno i rivelatori da applicare ai nostri telescopi, mentre i tedeschi coordineranno l’intero progetto” ci conferma Isabella Pagano, dell’Osservatorio di Catania, testimone di una collaborazione che unisce gli angoli più remoti dell’Europa.
Ma oggi vogliamo concentrarci sulla parte tecnologica, molto interessante, e lo facciamo con una breve intervista al responsabile del sistema ottico del satellite, Roberto Ragazzoni, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.