E qui confesso la mia … Parma è una città che non ha certo bisogno di presentazioni o motivi per andarci, basta pensare alla Stupenda Cattedrale col suo imponente Battistero, al palazzo della Pilotta col Teatro Farnese e i musei, la camera di San Paolo coi suoi affreschi e il tempio della lirica italiana, quel teatro dedicato a Verdi in cui anche il più famoso dei tenori entra in punta dei piedi e con un filo di ansia, per la severità degli spettatori del loggione. Che si mangi bene poi è noto, a prescindere dal fatto, che comunque giova, che Unesco l’ha messa fra le città mondiali della enogastronomia.
Ora, per tutta la settimana, fino al 7 ottobre, c’è un motivo in più per passarci un paio di giorni: il “Mercanteinfiera” di autunno, una fiera con un format originale: Circa 1.000 espositori su 45.000 metri quadri con antiquariato, collezionismo, vintage, modernariato. La tentazione forte è di perdersi nell’universo di piccole e grandi proposte che, ad esempio, troviamo nella parte antiquariato, per tutti i prezzi: dalle decine di euro di un libro o giornale alle migliaia di una stupenda testa trecentesca di santo fino alla cifra impegnativa, 120.000 euro, di un mobile Napoleone III, dorato con intarsi in tartaruga.
Denaro, certo importantissimo, ma ti rendi dopo un po’ che lì ci sono delle storie e ti perdi a fantasticare sulla testina del santo, che pare fosse un certo frate Martino, trovato da un contadino nella fascinosa basilica scoperchiata di San Galgano, per non dire delle piccole teche, quasi reliquiari dorati, che contengono i capelli di Napoleone Buonaparte e di Giuseppina Beauharnais.
E poi sognare il grande Hemingway mentre scrive “Il vecchio e il mare”, ammirando il baule di Vuitton fatto da lui costruire appositamente, una specie di studio mobile con posto per la macchina da scrivere, i fogli, qualche libro. Incredibile. Storie, piccole e grandi, che ci sono dietro a ognuno dei mille pezzi di antiquariato offerti, dal più piccolo al più grande o costoso.
Se poi pensate che il modernariato sia da meno, davanti alle sedie in legno, sedile ribaltabile, del cinema Fulgor, di Rimini, in cui Federico Fellini nel 1924 vide il suo primo film, “Maciste all’Inferno”, non si può che stare in raccoglimento devoto pensando al grande Maestro e immaginarselo su quelle sedie scomode.
In quella sezione potrete trovare parecchio del meglio di Giò ponti e Joe Colombo, ceramiche, mobili e una strana poltrona, così come le sculture di Sotsass e le sculture dolcissime di Lenci, che hanno accompagnato la giovinezza dei nostri padri o nonni. Ma appena entrati nel padiglione verrete colpiti dai neon delle insegne made in Usa originali di distributori di benzina, della mitica Route 66, dai Juke box funzionanti così come i flipper. Per molti che hanno superato gli anta sarà un ritornare ai bar della giovinezza, risultato assicurato. Non lasciatevi però suggestionare, qui un posacenere della Lai, Linee Aeree Italiane la nonna di Alitalia, introvabile, costa quanto un discreto quadretto seicentesco. Per gli amanti della fantascienza si segnala poi un magnifico Robby, il robot “cattivo” del film “Pianeta proibito”, 1956, e altri di quell’epoca. Una chicca che gli appassionati non possono lasciarsi sfuggire, che ci racconta, anche lui, del primo dopoguerra, quando si aspettava trepidanti il primo satellite artificiale, lo Sputnik, e il primo uomo in orbita attorno alla Terra, Yuri Gagarin.
Appena entrati alla Fiera, però, occorre assolutamente fermarsi nella piccola e preziosissima esposizione curata da Augusto Panini. Sono perle di vetro dalla sua collezione, costruita in diversi anni di familiarità e consuetudine con l’Africa. Perle di vetro fatte dai maestri vetrai di Murano, bellissime. Certo belle, ma si capisce che erano ben altro: moneta di scambio, i loro colori, stupendi, i segni che vivono dentro il vetro, da quelli bizantineggianti agli occhi che ti guardano, nascondono un valore di scambio. Sono moneta sonante in Africa, altro che perline colorate, e le donne più sono ricche e più se ne adornano. “Vede questa – ci dice Panini indicando una perla fatta come un birillo alta 5 centimetri – questa vale 10 schiavi”. Un pezzo di vetro, bellissimo, e ti porti a casa 10 esseri umani. Mercanteinfiera stupisce e fa anche pensare.