L’Europa andrà su Marte, in due riprese, nel 2016 per provare l’atterraggio su quel pianeta e nel 2018 per portarci un perfezionatissimo rover, un vero e proprio laboratorio di geofisica semovente con una particolarità, tutta italiana, che lo rende unico e eccezionale: un trapano che potrà perforare il suolo fino a due metri, opera del Politecnico di Milano.
Si fa presto a dire andiamo su Marte, ma dove atterriamo? E’ questo l’interrogativo che si sono posti in questi giorni gli scienziati riuniti dall’Agenzia Spaziale Europea, Esa, per scegliere la “location” per l’arrivo del lander Exomars sul Pianeta Rosso, nel gennaio 2019. E’ un compito delicatissimo e occorre la massima prudenza, è infatti evidente che se si sceglie il posto sbagliato e qualcosa va storto per questo si buttano 700 milioni di euro e, soprattutto, anni di lavoro per questa travagliata missione, fortemente spinta dall’Agenzia Spaziale Italiana che ne è anche il principale finanziatore. La missione marziana è infatti, definitivamente, russo europea, dopo che gli Usa si erano smarcati un paio di anni fa dalla iniziale collaborazione per fare tutto da soli con le loro missioni spaziali. Un potente razzo Proton russo porterà entrambe le missioni Exomars, 2016 e 2018, verso Marte e nella seconda, in cui verrà depositato il rover da 300 chili sulla superficie del pianeta, sarà russa anche una parte del trasporto finale, molto delicata per via del paracadute supersonico che, assieme ai retrorazzi della capsula di trasporto, deve rallentare la velocità di discesa dai 25.000 chilometri all’ora iniziali alla diecina dell’impatto col suolo.
Attualmente il gruppo di scienziati incaricati della scelta del luogo di atterraggio sta lavorando su 8 siti tutti nella fascia equatoriale del pianeta e trovare il posto giusto, più uno di riserva, sarà un processo lungo di ulteriori analisi e studi, che finirà solo nel 2017.
La scelta dovrà rappresentare il miglior compromesso fra la sicurezza dell’atterraggio e l’interesse scientifico del luogo. Exomars va fino al pianeta infatti per cercare tracce di vita passata e certamente ci sono posti in cui questo compito è facilitato. Zone troppo polverose, in cui il rover potrebbe sprofondare o avere difficoltà a muoversi, così come zone montagnose sono ovviamente escluse per non compromettere la missione fin dal primo dei 219 giorni che il rover trascorrerà su Marte. Oltre a questo c’è poi da considerare la traiettoria con cui Exomars arriverà, non tutti i luoghi possono essere raggiunti infatti, e l’area di confidenza per l’atterraggio, che deve essere parecchio grande nel caso di Exomars, una ellisse di circa 100 per 15 chilometri, una zona piuttosto vasta rispetto ai 10 chilometri per 2 del rover Nasa Curiosity ora in funzione sul pianeta. Altri aspetti meno evidenti sono egualmente importanti, ad esempio occorre evitare il suolo troppo sassoso che farebbe diventare un martirio il procedere del rover a sei ruote mentre occorre tenere presente che la zona deve essere sempre ben illuminata, dato che l’energia Exomars la prende dai pannelli solari. Insomma scegliere la “location” per questo film marziano sembra quasi più difficile che trovare quella per un film di Hollywood.